Le bestie di Rechnitz by Sacha Battyany

Le bestie di Rechnitz by Sacha Battyany

autore:Sacha Battyany [Battyany, Sacha]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
ISBN: 9788858683552
editore: Rizzoli
pubblicato: 2016-03-17T04:00:00+00:00


Diari V

Agnes

Nei primi giorni a Budapest pernottai in un campo per rifugiati, dove si incontravano persone che come me non sapevano dove andare, che cercavano la loro vecchia vita ma non la trovavano più. Dopo un po’ cominciai persino a lavorare lì: distribuivo coperte. Essere occupata mi faceva bene, ma a un certo punto mi ammalai di epatite. Ero completamente sola, non avevo nessuno che si occupasse di me. Fui portata in ospedale, dove mi curarono e presto mi rimisi in piedi, ma a dire il vero non stavo ancora troppo bene. Un giorno venne da me un’infermiera e mi disse: «So cosa ti manca. Ti senti sola, non hai nessuno con cui parlare. Guarda un po’ là, lungo il corridoio. C’è un uomo, un polacco. È stato ad Auschwitz come te. È qui perché aveva acqua nei polmoni. Anche lui è solo. Magari può farti bene parlare con lui». Quel polacco con l’acqua nei polmoni è diventato mio marito.

Trascorrevamo molto tempo insieme. Era un sionista convinto e aiutò degli uomini a raggiungere la Palestina. Allora lo Stato di Israele non esisteva ancora. Doveva continuamente allontanarsi dalla città per molti giorni, ma ritornava sempre. Aveva cinque fratelli e una cognata, tutti gli altri membri della famiglia erano morti nel campo di concentramento, anche la moglie e il figlio. Voleva ricominciare con me una nuova vita in Israele, ma io non ne ero sicura. Sapevo per certo che i miei genitori non c’erano più, ma come facevo ad andarmene dall’Ungheria per sempre? Chissà, magari avrei potuto incontrare qualcuno che ne sapeva di più su di loro, che poteva fornirmi informazioni precise sul modo in cui erano morti. Così correvo avanti e indietro alla ricerca di qualcosa che nemmeno io sapevo cosa fosse, con la paura di diventare matta. Alla fine, però, scelsi di seguirlo. Un rabbino, che conoscevo da tempo, ci sposò.

Lasciare l’Ungheria non fu semplice, perché il Paese nel frattempo era stato occupato per metà dai russi. Ci procurammo dei documenti falsi, raggiungemmo prima Fiume, poi Milano e da lì un paesino vicino a Torino, dove la sua famiglia ci aspettava già in un vecchio palazzo. Eravamo liberi, eppure tutto sembrava molto incerto.

Maritta

Goga diventava sempre più debole. Una notte le diedi un sonnifero per alleviare i suoi dolori, e il mattino dopo notai con spavento che aveva perso conoscenza. Il nostro guardiano gettò del fieno sul suo carro e lo attaccò a due buoi malconci. L’ospedale più vicino era a nove chilometri, così sollevammo la moribonda, la deponemmo in quella misera culla e ci incamminammo. Su e giù per le strade pietrose e accidentate, a scossoni Goga fu accompagnata nella vita eterna. E con lei il mio mondo perse il suo ultimo faro. Presto dovemmo trasferirci di nuovo, perché i comunisti ci requisirono anche il casino di caccia, in cui ci trovavamo tanto bene. Ci spedirono in un paesino ai confini del mondo. Vivevamo separati in due case che si affacciavano su due corti. I miei genitori dividevano due stanze con dei contadini.



scaricare



Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.